ALFREDO ILDEFONSO SCHUSTER Nacque a Roma il 18 gennaio 1880 da Giovanni e Maria Anna Tutzer. Rimasto presto orfano di padre, entrò nello studentato di S. Paolo fuori le mura, dove ebbe come maestri il beato Placido Riccardi e don Bonifacio Oslander che l’educarono alla preghiera. Negli anni successivi si laureò in filosofia , divenne monaco e il 19 marzo 1904 venne ordinato sacerdote in San Giovanni in Laterano.

 

 

A soli 28 anni già insegnava ai novizi: grande fu la sua passione per l’archeologia, l’arte sacra, la storia monastica e liturgica.
Il 26 giugno 1929 fu nominato da papa Pio XI arcivescovo di Milano; ebbe inizio così il suo ministero di vescovo nella Chiesa Ambrosiana. Prese come modello il suo predecessore, San Carlo Borromeo: seguendo l’insegnamento e l’esempio dell’illustre precursore, Ildefonso Schuster si dimostrò assiduo nell’effettuare le visite pastorali nella diocesi che nei venticinque anni del suo episcopato svolse ben cinque volte.

Questi venticinque anni, si collocano in uno dei periodi più delicati della vita della Chiesa milanese, dell'Italia e dell'Europa: sono anni segnati da profondi mutamenti che interessano contemporaneamente il piano politico, sociale ma anche la vita ecclesiale.

Numerose sono le sue lettere al clero e al popolo, le minuziose e dettagliate prescrizioni specialmente in ordine al decoro del culto divino, i frequenti sinodi diocesani e i due congressi eucaristici.
La sua presenza tra il popolo fu continua e costante. Ristrutturò, per incarico di Pio XI, i seminari milanesi mediante la costruzione del Seminario Teologico e Liceale di Vengono, inaugurato nel 1935. Schuster governò la Diocesi in tempi molto difficili per Milano e per il Paese. Anziano e malato, si ritirò nel seminario di Venegono, da lui fatto costruire come un’abbazia in cima ad un colle, mistica cittadella di preghiera e studio, dove si spense il 30 agosto 1954.

Le ultime sue parole, rivolte ai suoi seminaristi furono: “ Voi desiderate un ricordo da me. Altro ricordo non ho da darvi che un invito alla santità. La gente pare che non si lasci più convincere dalla nostra predicazione, ma di fronte alla santità, ancora crede, ancora si inginocchia e prega. La gente pare che viva ignara delle realtà soprannaturali, indifferente ai problemi della salvezza. Ma se un Santo autentico, o vivo o morto, passa, tutti accorrono al suo passaggio.
Ricordate le folle intorno alla bara di don Orione? Non dimenticate che il diavolo non ha paura dei nostri campi sportivi e dei nostri cinematografi, ha paura, invece, della nostra santità”.
Fu proclamato beato da Giovanni Paolo II il 12 maggio 1996.

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