CARLO BORROMEO nacque ad Arona il 2 ottobre 1538 da Giberto e Margherita Medici. Nel dicembre 1559, Carlo termina i suoi studi all'università di Pavia con la laurea in diritto civile e canonico. Il fratello della madre di Carlo, il milanese cardinale Giovan Angelo Medici, il 25 dicembre 1559 divenne papa. Appena eletto Pio IV invita a Roma i figli della sorella.

A fine gennaio Carlo è creato cardinale; in maggio è concluso il contratto di matrimonio di Federico con Virginia della Rovere, figlia del duca d'Urbino. Entrambi ricevono altissime cariche, con prebende numerose e ricchissime. D'improvviso la sera del 19 novembre 1562, dopo pochissimi giorni di febbre, il ventisettenne conte Federico muore lasciando senza figli la moglie diciottenne. Per Carlo fu una cosa atroce, uno schianto: tanto sfarzo principesco, tanta felicità coniugale, tante speranze per le grandezze della famiglia, tutto in un momento crollava.

Più volte negli anni seguenti il santo arcivescovo ebbe a confidare al suo procuratore Speciano che la morte improvvisa del fratello fu il mezzo di cui si servì il Signore per incitarlo a un radicale cambiamento di vita.

Fu una scelta tremenda, ma ben meditata. Era ricchissimo, unico maschio della famiglia, unico erede dei beni paterni; non era ancora prete; la diciottenne vedova di suo fratello non aveva figli. A Roma e altrove molti pensavano e dicevano che quella vedova l'avrebbe sposata lui.

Nel concistoro del 4 giugno 1563 papa Pio IV dichiarò: essendo morto il conte Federico, nel quale egli aveva riposto tutte le speranze per la continuazione della sua casa, e rimasto solo il cardinale fratello di lui, molti altri pontefici forse avrebbero invitato, non senza fondati motivi, il cardinale nipote a sposarsi; ma egli, il papa, aveva deciso che il nipote perseverasse in quella vocazione, nella quale egli aveva scelto di rimanere; e perciò lo eleggeva Cardinale Prete. Quindici giorni dopo, il 17 giugno, Carlo ricevette l'ordinazione sacerdotale; quindi il 7 dicembre venne consacrato vescovo.

Per potere, almeno in parte, comprendere le vicende successive della vita di san Carlo, la sua severità con se stesso e con gli altri, le sue insonni fatiche, ci si deve sempre rifare alla crisi religiosa degli anni 1562-63. Volle dunque il giovane cardinale avviarsi con implacabile rigore alla conquista della perfezione e della santità. Cominciò a digiunare a pane ed acqua un giorno la settimana, a dedicare lunghe ore alla preghiera.

Concluso il concilio di Trento nel dicembre 1563, il Borromeo si persuase che il compito più urgente e del Vaticano e anche suo personale era l'attuazione dei decreti tridentini. Suo stretto dovere era quindi trasferirsi da Roma alla sua sede di Milano, di cui aveva ottenuto l'arcivescovato. L'ostacolo maggiore alla partenza era il vecchio papa, che voleva tenersi vicino il giovane e fidato cardinale nipote. Finalmente il 15 agosto 1565 il Borromeo, "con quella maggiore instanza che ha potuto, ha chiesto licenza a Nostro Signore (cioè al papa) di andare alla sua residenza a Milano, e l'ha, se ben con difficoltà, ottenuta per due mesi": così scrive l'Avvisatore. Il solenne ingresso in Milano ha luogo il pomeriggio di domenica 23 settembre.

La diocesi di Milano allora si estendeva anche al di là dei confini attuali, nelle pievi delle valli di Blenio, di Leventina, della Riviera e della Capriasca, e di vari luoghi della sponda occidentale del Verbano. Un complesso di oltre 750 parrocchie, un grande numero di conventi, circa 5000 sacerdoti e religiosi, e 3400 religiose.

La domenica successiva a quella del suo ingresso, cioè il 30 settembre 1565 il Borromeo fece il suo primo discorso ai milanesi in Duomo e manifestò loro "il desiderio ardente, che sempre hebbe d'assistere alla cura loro, anteponendo la residenza della sua Chiesa a tutte le grandezze di Roma". Difatti nei diciannove anni del suo episcopato, dal 1565 al 1584, egli dedicò alla sua gente tutto il suo tempo, tutte le sue energie fino a consumarsi la vita. Possiamo ora fermarci su due momenti salienti dell'attività dell'arcivescovo: l'anno della carestia e l'anno della peste.

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